Un nuovo misterioso elemento porta a intrecciare le vicende del Forteto e quelle del mostro di Firenze. E’ contenuto nel libro “Setta di Stato” scritto da Francesco Pini e Duccio Tronci per Ab Edizioni. Nell’inchiesta che ripercorre la storia del Forteto, un capitolo è dedicato ai legami con i casi dei duplici omicidi. Gli autori confutano in realtà alcune delle piste investigative che avevano accostato le due vicende in passato, ma si concentrano su un elemento che a suo tempo era venuto a galla nel corso delle indagini della procura di Perugia. Si tratta delle telefonate anonime che per anni hanno bersagliato un’estetista di Foligno: una voce maschile ed una femminile minacciavano la donna e facevano riferimento ai delitti del mostro, chiamando in causa i “traditori” Pacciani e Francesco Narducci. Quasi tutte le telefonate provenivano da cabine telefoniche. I tabulati hanno mostrato che dalle stesse cabine e con le stesse schede telefoniche, in alcune occasioni, sono partite chiamate alla cooperativa il Forteto, subito prima o subito dopo le telefonate di minacce all’estetista. Un collegamento che resta senza una spiegazione. Gli autori del libro del resto si sono imbattuti in un’altra stranezza: i tabulati telefonici non sono più presenti nel fascicolo del relativo procedimento, quelle per le minacce alla donna di Foligno. Come mai?
“Setta di Stato” contiene poi una testimonianza inedita: una donna, fuoriuscita dal Forteto, ha raccontato a Pini e Tronci che al Forteto, sul retro del vecchio caseificio, fu trovato un bossolo calibro 22. Il bossolo fu conservato per qualche tempo e poi buttato, senza che ne fosse mai data notizia ai carabinieri. Un elemento che ovviamente non significa niente da solo, tuttavia la la collocazione temporale del ritrovamento è interessante: sarebbe avvenuto sicuramente dopo l’omicidio Rontini-Stefanacci (il penultimo della serie, compiuto a poca distanza dal Forteto il 29 luglio 1984) e non oltre il 1985.