“Sono io qui che comando”: lo avrebbe detto Rodolfo Fiesoli nel corso di una riunione dei servizi sociali per decidere l’affidamento al Forteto di un bambino. Lo ha rivelato la neuropsichiatra Annalisa Morali, intervenuta a sorpresa nel corso della presentazione del libro “Setta di Stato” nell’ambito di un’iniziativa di Forza Italia alla Provincia di Prato, cui hanno partecipato tra gli altri la deputata Deborah Bergamini e il consigliere regionale Stefano Mugnai. Lo scorso venerdì sera la dottoressa Morali ha voluto fornire la sua versione dei fatti circa l’affidamento del bambino, ricostruita nel libro. Un documento pubblicato, infatti, evidenzia che alla riunione in cui si decise di allontanare il piccolo dalla famiglia era presente Rodolfo Fiesoli, fatto grave perché all’epoca dei fatti, nel 1997, su di lui si era già abbattuta la condanna definitiva per atti di libidine violenta, maltrattamenti e corruzione di minori. Cosa ci faceva un pregiudicato per reati contro i minori a decidere della sorte di un bambino? Dalle carte risulta che alla riunione, oltre al “profeta”, erano presenti i servizi sociali con il dottor Mario Santini, la dottoressa Anna Guidantoni, l’assistente sociale Guarducci, l’avvocato Elena Zazzeri (tutrice del minore) e – appunto – Annalisa Morali. La neuropsichiatra però ha rivelato alcuni dettagli inediti: avrebbe presenziato anche il giudice minorile Francesco Scarcella, che non risulta agli atti ma che due giorni dopo avrebbe firmato il decreto di affidamento del bambino. Inoltre, nonostante la folta rappresentanza, a decidere sarebbe stato sostanzialmente Rodolfo Fiesoli: “Diceva: voglio il bambino, voglio anche suo fratello”. Il fratello più piccolo non fu subito affidato al Forteto, ma effettivamente finì ospite della comunità in un secondo momento. Secondo Morali la riunione fu molto turbolenta e il “profeta” alla fine avrebbe iniziato a dire che comandava lui, fino a imporre un voto per alzata di mano su cosa fare col minore. “Io uscii e non partecipai alla votazione”, ha riferito Morali. La neuropsichiatra ha raccontato di una successiva visita al Forteto, due settimane dopo, da cui aveva tratto un’impressione molto negativa: “L’aspetto educativo non esisteva”. Il caso del bambino affidato è lo stesso che ha portato la Corte di Strasburgo a condannare lo Stato Italiano nel 2000, mentre la recente sentenza di primo grado del tribunale di Firenze ha riconosciuto che quel minore, una volta cresciuto, è stato vittima di un’aggressione a sfondo sessuale da parte di Fiesoli.
L’ex presidente del tribunale dei minori Francesco Scarcella, contattato da Lady Radio, ha detto di non ricordare la riunione, e non ha risposto alla domanda se Rodolfo Fiesoli frequentasse il tribunale di via della Scala.