Un uomo di 62 anni residente a Chiesina Uzzanese è ricoverato all’ospedale di Prato per un’infezione da meningococco di tipo C. Il dipartimento di prevenzione dell’area pistoiese ha già avviato l’indagine epidemiologica e sta sottoponendo alla profilassi le persone che nei quattordici giorni precedenti l’insorgenza della malattia hanno avuto contatti ravvicinati con il paziente, in particolare sono già stati sottoposti alla profilassi i familiari.
La singolarità di questo caso è che il paziente si era vaccinato nella giornata di ieri, ma questo non significa che il vaccino non funzioni: semplicemente, spiegano i sanitari dell’azienda sanitaria, non ha avuto il tempo di avere effetto. “Anche la vaccinazione contro il meningococco di tipo C, come tutte le altre vaccinazioni – spiega l’unità funzionale di igiene pubblica della Asl – ha la necessità di un tempo minimo di almeno un mese per garantire una immunità protettiva, e la risposta è strettamente legata alla capacità del sistema immunitario del soggetto di rispondere al vaccino. Inoltre la malattia ha un periodo di incubazione che va dai quattro ai dieci giorni”. E’ una leggenda metropolitana anche quella secondo cui può essere il vaccino a provocare la malattia: “il vaccino utilizzato per la campagna regionale contro il meningococco C – scrive la Asl – è un polisaccaride coniugato e non contiene il batterio ma solo alcune piccole frazioni antigeniche che servono a sviluppare la risposta immunitaria”.