Questa non è la solita storia del dipendente pubblico che fa il furbetto per lavorare il meno possibile. Al contrario: Filomena Durgoni, pensionata, per anni ha lavorato alla portineria di Careggi. Anni di penuria di personale, in cui spesso e volentieri per garantire i servizi servivano gli straordinari. “Io, coscienziosamente, quando mi chiedevano per favore di coprire i turni ho dato la mia disponibilità”. Ma in questo modo la signora Durgoni ha accumulato fino a 1400 ore di straordinari. In parte ha recuperato perché Careggi l’ha messa a riposo per un periodo, ma al momento della pensione – non più rinviabile a 65 anni e con 38 anni di contributi – aveva ancora 400 ore “di troppo”. Che Careggi non le ha pagato. Così Filomena Durgoni, per far valere le sue ragioni, ha fatto causa all’azienda assistita dall’avvocato Stefano Pastorelli. Nell’udienza di maggio scorso, intanto, Careggi non ha negato che la signora abbia effettivamente lavorato delle ore in più, ma ha fatto appello alla prescrizione delle ore di straordinario e al fatto che comunque non sarebbe documentata l’autorizzazione a lavorare di più, per cui quelle ore non sarebbero tecnicamente degli “straordinari”. Insomma il cedolino in mano alla signora che riporta numeri ben precisi non è una prova sufficiente.
Del caso paradossale ci siamo occupati nel gr del mattino (ascolta sopra). Careggi ha declinato l’invito a partecipare alla trasmissione: “Al di là degli aspetti umani, per i quali vi è il massimo rispetto – ha scritto l’azienda in una nota – la questione è particolarmente complessa dal punto di vista giuridico, è quindi opportuno attendere una sentenza prima di esprimere qualunque ulteriore commento in aggiunta a quanto formalmente già dichiarato negli atti processuali”.