La vicesindaca di Firenze Cristina Giachi, ospite stamani nel gr del mattino insieme al dirigente comunale Giovanni Bonifazi, ha affrontato le proteste dei genitori sulle novità dei menù nelle mense scolastiche fiorentine. Sono tre i principali argomenti delle lamentele: le quantità troppo ridotte rispetto all’appetito dei ragazzi, le pietanze troppo “esotiche” rispetto alle abitudini degli alunni, la cattiva qualità. “Capisco il tema delle quantità – ha detto Giachi – i medici ci hanno dato delle forti restrizioni; stiamo lavorando ma è un punto difficile da risolvere proprio perché non deriva da una nostra scelta ma da indicazioni mediche”. Sul secondo punto, la vicesindaca si dice disponibile a rivedere alcuni “abbinamenti troppo hard”, come “la zuppa di cipolla con il pesce alla livornese, che abbiamo separato perché entrambi dal sapore forte”. Possibili anche alcuni aggiornamenti del menu: ad esempio il farro con i peperoni, tra le pietanze meno gradite, “è un piatto da rivedere”. Infine sul punto della qualità, Giachi ha spiegato che dai suoi “assaggi a sorpresa” nelle mense fiorentine non ha riscontrato particolari problemi, mentre il dirigente Bonifazi ha assicurato che il 90% dei prodotti utilizzati sono di filiera toscana e che nei centri cottura non si usano semilavorati surgelati. Intanto è guerra di cifre sul prezzo che il Comune paga alle mense per ogni singolo pasto: Maurizio Magi della Filcams Cgil spiega che “Da 15 anni la base d’asta è ferma a 3 euro e 20 centesimi a pasto”. Questo significa che le aziende che partecipano alle gare d’appalto devono fare offerte al ribasso, “in alcuni casi siamo sotto ai tre euro”. Magi, nell’intervista che potete ascoltare sotto, sostiene che con queste cifre è impossibile pensare di migliorare i menu. Il dirigente Bonifazi spiega però che la cifra non è corretta e che la base d’asta è di 4 euro e 12 centesimi più iva, in quanto la cifra fornita da Magi non comprenderebbe il contributo economico per la distribuzione dei pasti. Il sindacalista della Filcams denuncia anche le cattive condizioni dei lavoratori delle mense: poche ore lavorate al giorno, retribuzioni mensili sotto i 500 euro, precarietà legata alle scadenze degli appalti.