Un alloggio da 130 metri quadri in piazza Pitti a 335 euro al mese, contro un prezzo di mercato di almeno 1700, una residenza da 320 metri quadri a Porta Romana con un canone di affitto da 850 euro rispetto ad un valore di 2400 come minimo. Erano di questo tenore i prezzi praticati ai suoi dipendenti dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e paesaggio per Firenze, Prato e Pistoia. Circa una settantina gli alloggi di proprietà statale nell’area di Palazzo Pitti – Giardino di Boboli, e nelle ville medicee della Petraia a Castello e a Poggio a Caiano sono finiti sotto la lente della procura regionale della Corte dei conti e della guardia di finanza, che hanno stimato un danno all’erario di 8 milioni di euro, soldi che sarebbero entrati nelle casse dell’ente se si fossero praticati affitti ai prezzi di mercato. Una cifra che scende a 2,8 milioni nelle contestazioni della magistratura contabile, per effetto delle prescrizioni. Chi è responsabile di tutto ciò? La procura della Corte dei conti ha emesso un invito a dedurre per la ex soprintendente Alessandra Marino e alla funzionaria Fulvia Zeuli. L’affitto di immobili di pregio a prezzi stracciati riguarderebbe il periodo dal 2007 all’inizio del 2016 (quando del caso si occupò La Nazione). ma gli anni fino al 2011 compreso sono appunto prescritti. A beneficiare dei canoni ridotti, oltre ai dipendenti in servizio e ai loro familiari, anche alcuni ex ormai in pensione.