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Badelj: “Non sono fiorentino ma l’adrenalina di Fiorentina-Juventus è unica”

13 Settembre 2019
in Home, Primo piano 2, Sport
La lettera e i saluti di Badelj: “GRAZIE FIRENZE”

Il centrocampista della Fiorentina, Milan Badelj, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport dove ha affrontato vari argomenti alla vigilia della sfida contro i bianconeri. Ecco qua di seguito le sue parole:

Sul gol alla Juve che avrebbe dovuto essere un cross: “E come posso scordarlo? Soprattutto l’ironia che è arrivata dopo, perché onestamente io non cercai il gol. Semplicemente Federico Chiesa non la toccò (ride, ndr). E poi quella settimana, non so perché, ma eravamo convinti che l’avremmo vinta. La Juve è una squadra fortissima, ma se li batteremo saremo più forti noi”.

Sul fatto se la gara di domani è speciale: “Sempre di più. Non mi permetto di pensare di poterla sentire come un fiorentino, sono arrivato a Firenze da tanto ma non tantissimo, ma vi giuro che più sto qui e più ne respiro l’adrenalina”.

Su Franck Ribery: “Sta lavorando bene, è stata la prima cosa che ho chiesto nello spogliatoio quando sono rientrato dalla nazionale. Si è persino allenato mentre la squadra era libera. Lui è un fenomeno. Anche io sento il peso della sua esperienza. Quando parla nello spogliatoio, mi incanto anche io, perché è esperienza pura”.

Su Cristiano Ronaldo: “Indiscutibilmente è una macchina da gol che negli anni si è trasformata. E torniamo a quello che ho detto prima. Ai tempi del Manchester United, quando era poco più di un ragazzino era “bellino”, tanti dribbling, ma gli assist e i gol più pesanti, quelli che hanno cominciato a fare la storia, secondo me sono arrivati al Real Madrid. E’ stato con i blancos che è diventato più pratico, diventando uno dei migliori al mondo. Ma noi abbiamo Ribery, uno che meritava il Pallone d’Oro e che chissà per quale motivo non lo ha mai alzato. Ha fatto cose impressionanti in carriera, adesso ce lo godiamo noi”.

Sui cori discriminatori: “Bisogna sempre avere rispetto dell’avversario. A prescindere da chi ci troviamo davanti”.

Sui cori discriminatori in Croazia: “I derby (nazionali, ndr) sono sempre derby, anche se la distanza di qualità tra le squadre, Hajduk Spalato e Dinamo Zagabria, è enorme. L’Hajduk ne ha vinti un pugno in proporzione rispetto agli altri. Ma che ci volete fare? Lo sport, ovunque, è una religione. Quando da bambino arrivi in prima elementare, la prima domanda è: che sport fai? Tornando alla Juve, credo che sia una partita sentita maggiormente qui che a Torino”.

Sul fatto se è sempre stato un regista: “No, mi sono trasformato qui a Firenze. Prima, anche nell’Amburgo, avevo sempre giocato a due. E’ stato con Montella nel suo ultimo anno e poi con gli altri allenatori che mi sono formato per muovermi in un centrocampo a tre, da regista, con Pizarro accanto, ed è stato lì che mi sono specializzato”.

Sulla convivenza con Pulgar: “Mi trovo benissimo con lui, siamo per certi versi complementari quindi ci integriamo alla perfezione. In coppia possiamo fare tanto. Ho imparato in questi anni che quello che conta è la posizione che si assume in campo, i numeri degli schemi tattici lasciano un po’ il tempo che trovano. Per esempio, noi due sappiamo già bene quando uno deve restare a coprire e l’altro spingersi un po’ in avanti. In questo modo il regista è sempre lì, al suo posto”.

Su cosa lo ha colpito di più di Pulgar: “Vede tutto prima che il pallone si muova. Ed è questa sua capacità di leggere in anticipo le azioni che può diventare un valore aggiunto, perché sai già quello che devi fare”.

Sulle capacità del cileno su palla inattiva: “Io direi che è uno dei migliori del campionato. Trasforma i rigori con la freddezza di un rigorista ormai affermato. Da calcio d’angolo, onestamente durante l’arco di una gara si cerca sempre una combinazione diversa per cercare di arrivare in porta. Vi posso garantire, a tal proposito, che Pulgar mette il pallone esattamente dove vuole”.

Su Castrovilli: “Ha giocato le ultime due stagioni in Serie B (alla Cremonese, ndr) ed il suo battesimo nel calcio professionistico è arrivato lì. Adesso nelle prime due gare ha dimostrato di poter giocare in una squadra con grandi ambizioni come è oggi la Fiorentina. A volte il salto dalla Primavera alla Serie A è forte: basta una presenza che un ragazzino, o peggio ancora i genitori, credono che abbia diritto sempre ad una maglia da titolare. Castrovilli è pratico, per dirla con una metafora, ti “porta sempre il grano a casa”, il giovane che si affaccia per la prima volta alla Serie A difficilmente trova subito continuità. Ma sia chiaro che non mi riferisco ai giovani viola, per gestire la loro carriera c’è il direttore (ride, ndr)”.

Sul fatto se Boateng è stato provato da centrocampista: “No, non l’ho mai visto lavorare in questa posizione. Certo, magari potrebbe farlo, ma sta bene là davanti”.

Su Benassi: “Marco per altro è uno di quei giocatori mai… protetto da nessuno. Mi spiego meglio: per arrivare a fare quello che ha fatto ha sudato mille volte, senza occhi benevoli da parte di nessuno. Basti vedere le critiche che spesso rimedia, nonostante la passata stagione sia stato il giocatore capace di segnare più tutti. E’ ancora sottovalutato, sono convinto che ci darà una grande mano”.

Su Zurkowski: “Ha tante potenzialità, ma gli servirà tempo. Non conosce ancora la lingua, si sta affrettando a cercare di bruciare i tempi. Con la pazienza potrà diventare un giocatore in grado di garantire 30-35 presenze l’anno”.

Sulle ali a disposizione: “Dovremo essere bravi noi, nel mezzo, a supportare il loro lavoro. Perché sì, è bello fare i dribbling e saltare l’uomo, ma visto che siamo a zero punti è bene pensare a fare un passaggio in più per far respirare la squadra”.

Su quando si vedrà la vera Fiorentina: “Ottobre e novembre saranno mesi cruciali, pensiamo a fare bene gara dopo gara, perché io in questo gruppo ci credo eccome. Anche se, come in tutte le cose è bene avere sempre tanto equilibrio. Lo dico pure se so benissimo che nel calcio è quasi impossibile. Io però la vedo così: è stata incensata tanto la gara col Napoli, che per quanto giocata bene l’abbiamo persa incassando quattro gol. L’ultima volta che avevamo perso era stato cinque anni fa. Dagli errori ripartiremo”.

Sull’obiettivo: “Possiamo combattere per un posto in Europa, la qualità nel gruppo c’è, anche se ci manca ancora il saper giocare a memoria. Questo però arriverà. E’ successo già nella mia ultima stagione a Firenze: nonostante un avvio complicato e tutto quello che è successo, alla fine arrivammo ottavi. E ci fu pure una buona dose di rammarico che ricordo ancora”.

Sul fatto se la Juve è già quella di Sarri: “Ancora no, non mi sembra. Ha inaugurato un nuovo progetto, avrà bisogno di tempo. Per questo vi dico che… è meglio incontrarla ora”.

Sulle sensazioni avute durante la settimana: “Sono appena tornato dalla Nazionale (ride, ndr). Ma con l’adrenalina della città intorno, con la spinta dei tifosi, puoi battere chiunque”.

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