Marco Casamonti, architetto fiorentino incaricato della realizzazione del nuovo centro sportivo della Fiorentina, ha parlato a Lady Radio da Tirana in occasione dell’inaugurazione del nuovo stadio albanese, realizzato dal suo studio Archea Associati: “Gli architetti fiorentini sono gli autori di questo stadio. Un architetto straordinario, Gherardo Bosio, è stato l’autore del vecchio stadio che concludeva l’asse originario dello stadio di Tirana. Eravamo emozionati quando abbiamo iniziato il progetto, ma abbiamo fatto un’operazione straordinaria nel rispetto dello schema antico. Il nuovo stadio ha un lato che è un grande ponte, lungo 50 metri e sotto il ponte abbiamo ricostruito la facciata monumentale di Bosio. E’ il nostro omaggio, il mio, di un architetto di oggi nei confronti e nel rispetto di un architetto di ieri”.
Che tipo di elementi possono essere coniugati con il nuovo stadio di Firenze: “Gli elementi sono il comfort, il fatto che si deve assistere alla partita al coperto, con i servizi, potendo andare allo stadio prima e beneficiando di ristoranti, caffè ecc. La giornata della partita deve essere una giornata di vago a 360° gradi. Oggi andare allo stadio diventa un’impresa eroica, tra acqua, servizi scadenti, un qualcosa non al passo con i tempi. La volontà della Fiorentina di dotare Firenze di un nuovo stadio è un atto di rispetto verso i tifosi.
Restyling Franchi?: “La prima ipotesi di Rocco e nostra è stata quella di fare del Franchi un impianto moderno e funzionale. Certamente lo stadio di oggi non è confortevole non adatto ai requisiti che abbiamo elencato. Uno stadio del 1930, per quanto un’opera straordinaria, se non si adatta al calcio di oggi bisogna superarlo. Noi pensavamo che potesse modernizzarsi, abbiamo presentato un progetto con il comune a cui la soprintendenza ha, legittimamente, espresso il suo mandato di tutela, con una visita anche di un dirigente da Roma. Si è deciso che non si può alterare in nessun modo la struttura delle curve originaria. Quindi, a questo punto, lo stadio non è più confortevole perché la distanza tra le porte e gli spettatori è di 180 metri e quindi non si vede. Questo impone altre strategie e altri pensieri. La Soprintendenza ha però svolto legittimamente il suo ruolo