Ore 11 di mercoledì mattina: il nostro cronista entra in un forno di Firenze, dopo aver fatto la fila. La soglia si varca uno alla volta, del resto. Una volta all’interno chiede un cornetto. E un caffè. Proprio così: mentre i bar sono chiusi per decreto, la “tazzina” si può trovare accanto al pane e alla schiacciata. Una tazzina “spartana”, per carità: nel negozio non c’è una macchina per l’espresso, ma uno dei tipici distributori automatici da ufficio, messo a disposizione dei clienti. Basta inserire 50 centesimi, oppure – come nel nostro caso – chiedere al personale che mette la chiavetta e poi ti fa pagare alla cassa. Il caffè scende, dopo un intoppo iniziale della macchinetta, dentro il bicchierino di plastica. “Si accomodi là”, è l’invito della commessa, indicando un tavolo. Il nostro cronista declina l’invito spiegando che preferisce uscire, ma l’altro inserviente lo rassicura: “Non c’è problema, c’è lo spazio e non c’è il problema della distanza. E poi è una macchinetta automatica. Son venuti anche i Nas la settimana scorsa…”.
Ascolta il colloquio registrato a microfono nascosto.
Dunque, regolare o no? Aldo Cursano, presidente di Confcommercio Firenze e di Fipe Toscana, la vede diversamente dal fornaio: “Non si può, si rischia in questo modo di vanificare il sacrificio dei tanti per la superficialità e irresponsabilità dei pochi. Il non consumo sul posto è un requisito fondamentale legato alla prevenzione e alla contaminazione, è consentita solo la vendita e non la somministrazione sul luogo”.
Ascolta le parole di Cursano.