“E’ in corso di elaborazione in queste ore un’ordinanza sulle chiusure della media e grande distribuzione e dei centri commericiali in vista della ricorrenza della Festa del primo maggio”: così recitava mercoledì sera un comunicato della Regione. Parole che avevano fatto già cantare vittoria ai sindacati, da cui era partita una richiesta di tenere a casa i lavoratori della grande distribuzione per la giornata di sabato. Ma poi ieri l’ordinanza è arrivata a fine pomeriggio, e per Cgil, Cisl e Uil è stata una doccia fredda: “Il 1 maggio le grandi strutture di vendita – supermercati, ipermercati e centri commerciali – rimarranno chiusi dopo le 13. La mattina potranno invece rimanere aperti”. Le tre sigle hanno gridato al tradimento e proclamato per domani lo sciopero nel settore del commercio. L’attacco è diretto al governatore: “Un comportamento inaccettabile che dimostra l’inaffidabilità di questa presidenza regionale. Non si cambiano le carte in tavola da un giorno a un altro. Se Giani non intendeva rispettare la festività del Primo Maggio, festa dei lavoratori e delle lavoratrici, lo poteva dire sin da subito”, hanno scritto i segretari generali di Filcams, Fisascat e Uiltucs Toscana in una nota congiunta.
In dettaglio l’ordinanza dispone la chiusura delle grandi strutture di vendita dopo le 13 del primo maggio, ma consente l’apertura mattutina ed esclude dal divieto pomeridiano le medie strutture, che potranno lavorare tutto il giorno. Di fatto due delle principali catene, Unicoop ed Esselunga, hanno scelto di non aprire neppure al mattino. Le disposizioni di chiusura non si applicheranno nemmeno agli esercizi di vicinato, ai bar, ristoranti e pub (in quanto pubblici esercizi) e a pizzerie, rosticcerie, panifici, pasticcerie, negozi di pasta fresca, gelaterie e simili, che come attività artigianali potranno rimanere aperte secondo le modalità e gli orari consentiti dalla normativa statale. Anche i mercati si svolgeranno regolarmente.