Una settantina di persone hanno trascorso la nottata sul ponte Ferrari, tra piazza Puccini e via Baracca, accampati in tende o su giacigli di fortuna. Si tratta di una parte degli occupanti dello stabile di Unipol Sai che è stato sgomberato nella giornata di ieri, uomini e donne maggiorenni e in gran parte di nazionalità somala. Una protesta pacifica ma che di fatti paralizza la circolazione su un nodo nevralgico della viabilità. Sui numeri le versioni discordano: secondo Palazzo Vecchio al momento dello sgombero nell’immobile c’erano una cinquantina di persone, ma poi nella trattativa con i servizi sociali per trovare una sistemazione il numero sarebbe lievitato; gli occupanti invece sostengono di essere in numero maggiore, ma che una parte di loro al momento delle operazioni di polizia era fuori per lavoro (alcuni sarebbero impiegati in agricoltura, nelle pelletterie o come giardinieri). Fatto sta che proprio sul numero di persone che avevano bisogno di un sostegno dai servizi sociali si è arenata ieri la trattativa andata avanti fino a sera. Secondo Palazzo Vecchio il Comune ha accolto persone fragili (coppie, donne sole) e uomini, questi ultimi in Albergo Popolare (per un totale di circa 15 persone), mentre alle restanti 35 ha offerto un’accoglienza temporanea sempre all’Albergo popolare. E’ stato anche proposto, per ogni persona accolta, un contributo per le prime necessità alimentari di 15 buoni spesa da 10 euro ciascuno. Ma alla fine i 35 hanno rifiutato. “I servizi sociali del Comune sono intervenuti in via Baracca trattando le varie situazioni personali per garantire l’accoglienza ai soggetti più fragili – ha dichiarato ieri sera l’assessore a Welfare Sara Funaro -. Anche oggi, come sempre, abbiamo assolto al nostro compito di offrire accoglienza temporanea a chi ha bisogno, ma non accettiamo richieste che vanno oltre ogni logica. Non è pensabile che il Comune dia accoglienza temporanea a chi non era in via Baracca al momento dello sgombero. Noi ci siamo, siamo al fianco dei più fragili, ma diciamo no alle strumentalizzazioni”. Secondo gli occupanti invece non c’è stato nessun “trucco” per far lievitare numeri e richieste.
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