Questo articolo è ripreso dal sito La Nazione


Sulla lavorazione in loco del 50% di escavato nel settore lapideo si è aperta una voragine. C’è chi la vede come una svolta per generare valore aggiunto per il territorio e chi invece come il disastro che metterà in ginocchio il settore lapideo. La legge regionale 35, quella che dal 2015 dovrebbe spingere a favore della filiera corta, divide le opinioni con chi addirittura parla di “oligopolio con la scomparsa dei piccoli imprenditori e dei commercianti e una concorrenza basata solo sul prezzo”. Con queste parole mette il punto il consigliere di minoranza Simone Caffaz convinto, come mai, che ci saranno ” disastrose conseguenze a tutto il settore lapideo che sarà messo in ginocchio in un momento di contrazione del mercato”.

E a seguire la stoccata. “Prendiamo atto che Pd, Verdi, Sinistra Italiana e Cigl, con una posizione demagogica, antistorica e antieconomica non intendono recedere di un millimetro, alla vigilia del rinnovo delle concessioni, dalla percentuale del 50% di marmo escavato lavorata in loco. In un mondo ideale la loro potrebbe anche essere una posizione sostenibile, pur contravvenendo a elementari leggi di mercato, di cui tuttavia dubitiamo ne conoscano l’esistenza intrisi come sono di ideologia dirigista”. Leggi elementari di mercato quindi, come definite dal consigliere di centro destra, che seguendo la filiera corta porteranno al “crollo dell’intera filiera e la creazione di un monopolio parziale delle cave, o nella migliore delle ipotesi un oligopolio, caratterizzato dalla sopravvivenza di una manciata di operatori economici, dalla scomparsa dei commercianti, che sono coloro che hanno portato il marmo in giro per il mondo, e da una concorrenza che si baserà esclusivamente sui prezzi che crolleranno in antitesi alla valorizzazione del prodotto”.

Poi una conclusione dal sapore letterario con Gustave Flaubert e “‘idee ricevute e trasformate in preconcetti’ è questo è il senso della storia: il settore del marmo sottratto a una disciplina locale e delegato a una regione in cui i burocrati che non hanno mai visitano una cava decidono il nostro futuro, con la politica locale di sinistra che, intrisa di ideologia, accetta il disastro e addirittura pontifica”. Ma se Flaubert era il maestro del realismo francese altrettanto realisticamente parla il presidente della sezione lapidei di Confindustra Toscana nord, Fabrizio Palla. La sua pozione si porta invece verso “una straordinaria opportunità dove non vediamo nessuna minaccia nella promozione della filiera corta del marmo. Siamo convinti che la maniera migliore per operare oggi nel nostro settore sia generare valore aggiunto per il territorio lavorandolo in loco”. A seguire i vantaggi come “la creazione posti di lavoro, mantenere e implementare competenze tradizionali, conferire maggior valore a materiali preziosi, con i conseguenti benefici sul piano ambientale. Non concordo quindi con chi vede nella filiera corta una grave minaccia”.

Infine la parola al segretario provinciale della Cgil, Nicola del Vecchio che chiude il quadro della questione: “Le parole di Fabrizio Palla dimostrano come la possibilità di lavorazione in loco di almeno il 50% del materiale escavato non sia un’utopia figlia di dirigismo, come qualcuno vorrebbe far credere, bensì possa essere un’opportunità dal valore anche economico. A chi come Simone Caffaz accusa la Cgil provinciale di aver assunto una posizione demagogica, antistorica e antieconomica mi permetto solamente di rispondere che è alquanto singolare sostenere le leggi del libero mercato a targhe alterne: quando conviene si beneficia di una legge che permette di evitare le gare europee e godere del bene per un periodo transitorio, quando non conviene ci si appella al libero mercato”.

Patrik Pucciarelli